“Da dove cominciare? dalle masse? E come educare le masse?”. Scosse la testa. “Non c’è speranza. Ci vorrebbero secoli. Con un’élite al comando. O un uomo solo di larghe vedute: un dittatore illuminato. È una parola che oggi fa paura alla gente. Ma quale democrazia può esistere accanto a tanta corruzione e ignoranza? Solo un compromesso.” Arrivato a questo punto, Obi si dovette ricordare che fino a poco tempo prima l’Inghilterra era stato un Paese altrettanto corrotto. Ma non era dell’umore per fare ragionamenti complessi, e non vedeva l’ora di lasciar riposare la mente in paesaggi più piacevoli.
CHINUA ACHEBE ha scritto una trilogia dal 1958 al 1964. Tre generazioni africane, nigeriane, colte sul finire del colonialismo. Il primo volume, Thing Fall Apart, ebbe un successo straordinario; tradotto in 50 lingue, vendette oltre 10 milioni di copie. Alcuni recensori lo classificarono come uno dei grandi romanzi del Novecento. I tre volumi furono pubblicati in italiano nel 1977 da Jaca Book. In questi anni La nave di Teseo li sta ripubblicando con nuova traduzione. Ho conosciuto questo scrittore e queste sue opere solo adesso, impressionato dalla tremenda attualità e quindi universalità del suo lavoro. Il secondo volume, Non più tranquilli, è stato appena pubblicato. Da questo testo riporto alcuni passi. Sto consigliando la lettura alle mie amiche ed amici.
(Il signor Green è un funzionario inglese che avvia al lavoro pubblico i giovani africani che hanno studiato in Inghilterra). “Spesso mi stupisce la faccia tosta con cui voi africani chiedete le licenze. All’inizio erano state pensate per permettere agli europei di staccare e di andare in qualche posto più fresco come Jos o Buea. Ma quando un africano come lei, che ha già fin troppi privilegi, chiede due settimane per andare a zonzo, mi viene voglia di strapparmi i capelli.” Obi disse che non si sarebbe disperato se avessero abolito le licenze. Ma era il governo che doveva deciderlo. “Sono quelli come voi che devono fare pressione sul governo. L’ho sempre detto. ma non c’è un solo nigeriano disposto a rinunciare a un piccolo privilegio nell’interesse del suo Paese. Dai ministri all’ultimo degli impiegati. E poi dite che volete l’indipendenza.”