uno dei privilegi del rimanere in casa, a letto per qualche malessere o linea di febbre, consisteva nel poter vivere la routine della mattinata casalinga. scoprire quindi suoni voci rumori profumi quasi sconosciuti, diversi da quelli della scuola. nel silenzio felice della casa e della strada ogni suono era nuovo, richiedeva attenzione, riempiva l’attesa del pranzo. l’orologio della piazza inesorabile ogni quarto d’ora. i rumori e i profumi provenienti dalla cucina. le chiacchiere della mamma o della zia con le vicine, giù all’ingresso o dal balcone. i bambini dell’asilo che rispondevano in coro alle domande delle suore o cantavano o si rincorrevano urlando sotto le querce gigantesche – l’asilo delle suore, che avevo frequentato anche io, era proprio di fronte alla mia casa: e sotto le querce giocavano a turno anche i bambini delle elementari le cui aule erano nello stesso complesso ma separate dal grande giardino delle suore. la Margherita della ‘Nzilla, la sentivo dal balcone di dietro, quello della camera da letto, che cantava meravigliosamente mentre rassettava la sua casa. i richiami dello spazzino con la ciuccia, dei venditori ambulanti, ciascuno con la sua forza e la sua voce caratteristica. l’ape di Convenga – non c’era bisogno della sua voce, il richiamo era il rumoroso motore dell’ape – e si fermava proprio sotto casa mia dopo la tappa vicino alla palma di piazza Castello: e dalle abitazioni circostanti scendevano le mamme per l’acquisto della frutta quotidiana, adeguatamente mercanteggiando su prezzi e qualità.
la voce più attesa era quella del postino. Spaaarrooooo! non ricordo con sicurezza il nome, mi sembra Ccillo o Ciccillo, forse pochi conoscevano il cognome, Campanile, ma ricordo perfettamente la sua figura grassoccia, l’atteggiamento di sicura serietà decisione ed efficienza, forse non rideva mai sul lavoro, consapevole della importanza e delicatezza del suo compito. la radio, i giornali, la posta erano gli unici collegamenti con il mondo. il nostro postino era di una importanza decisiva: tutti da lui attendevamo sempre qualcosa. una cartolina, una notizia lieta o angosciante di parenti lontani o di un paese a qualche chilometro di distanza; un catalogo – postalmarket, euronova; un giornale – Selezione dal Reader’s Digest, Lo Scolaro, Il Vittorioso, Il Corriere dei piccoli.
la delusione quando chiamava altri cognomi, li sentivo, e non arrivava l’atteso Spaaarrooooo: oggi niente, diceva qualcuno di casa.
la posta passava anche il pomeriggio ma non lo ricordo come un avvenimento.
ci sono stati altri postini, nel tempo. Pino, Vittorio, Dante…sempre importanti nella vita del paese.
il mio compare Pino era diventato una autentica istituzione – prima della sua voce arrivava il rumore del suo motorino; spesso aveva fretta. oppure si fermava per qualche consiglio, qualche aggiornamento extrapostale: era diventato un punto di riferimento popolare e politico.
ma io ero già cresciuto, la felicità della mattina a letto era già solo un ricordo.